giovedì 9 aprile 2009

a chi mi chiede: ma tu lì, cosa fai? "sensazioni"

rubo dalla bozza di tesi
Ho scelto di lasciare come ultime interviste quelle riguardanti il mondo dell’islam perché inizialmente mi spaventava: il timori di non farmi capire, un eventuale passo falso entrando in questa cultura che a noi europei sembra cosi estranea ed ai musulmani praticanti cosi sacra
Subito le prime settimane ho chiesto ad un conoscente di origine maghrebina di accompagnarmi nella grande moschea di Parigi che si trova nel 5 arrondissement.
Ovviamente la presenza di questi turisti così irrispettosi, con queste scollature, gli schiamazzi e le macchine fotografiche, mi ha dato le stesse brutte sensazioni che si possono però vivere nel visitare un qualsiasi tempio;
La cosa che però mi ha colpito in tutto il tempo che ho dedicato a questo studio è come tra i musulmani ci sia più una cultura di condivisione, della preghiera, dei problemi, della quotidianità.
Nel quartiere ci sono diverse moschee: rue Myhra, rue Polonceau (El fath), rue Stephenson e rue de Cave. Quest’ultima è stata chiusa di recente perché (? Da scoprirsi spero con lei interviste)
Ci sono volute diversi tentativi per raggiungere telefonicamente in responsabili, in Rue Myhra non hanno il telefono mi reco così direttamente sul posto e parlo con il guardiano che, anche se non vuole dirmi come si chiama, si dimostra molto gentile e disponibile dice che posso lasciare i miei dati o ripresentarmi venerdi alle 13.00 per conoscere il responsabile; io decido di fare entrambe le cose.
Il venerdì successivo mi presento come d’accordo ma, essendo il giorno più importante per la preghiera dei musulmani il responsabile ha tempo solo per stringermi la mano e prendere ancora una volta i miei contatti con la promessa che mi chiamerà presto.
Nel frattempo ho deciso di evitare la moschea in rue Stephenson che mi è stata fortemente sconsigliata da padre Gianni e che è stata definita dal guardiano di rue myhra come “una setta”; so sarebbe molto interessante fare un tentativo ma ho fiducia nei consigli che mi sono stati dati.
Mi reco quindi alla seconda moschea, in rue Polonceau dove, anche lì, sono in atto i preparativi per la preghiera, grandi tappeti occupano la strada io mi fermo a guardare affascinata e mi stupisco di come tanti non credenti possano attraversare le transenne come se nulla fosse, senza farsi travolgere da un simile spettacolo;
sono sufficienti 5 minuti in cui mi siedo su un muretto per scrivere il mio numero di telefono sul questionario da lasciare al responsabile per trovarmi circondata da diversi uomini (donne pochissime, quelle presenti hanno una certa età e sono ai bordi della strada a chiedere l’elemosina); una ragazza da sola, a capo coperto ma visibilmente non musulmana desta subito l’attenzione, l’interesse o, in alcuni casi, il fastidio di alcuni presenti.
Chi si avvicina e mi chiede se può aiutarmi, chi tenta di avere il numero di telefono dicendo che è in stretto contatto con il responsabile, chi si limita a studiare ogni mio movimento da lontano.
Io capisco che per il momento è sufficiente, tolgo temporaneamente il disturbo e mi ripresento a fine preghiera.
Cerco di parlare con le persone della sicurezza per spiegare che non voglio intervistare adesso ma solo lasciare il mio numero e, chi gentilmente chi meno, mi dicono di ripresentarmi che il responsabile non ha tempo. Finalmente un uomo si avvicina, cerca di capire cosa voglio, io cerco di non dare troppe informazioni, troppa gente è più interessata a me che a quello che faccio e mi dice di aspettare che ci pensa lui; non so chi sia, cosa rappresenti e non ho avuto modo di ringraziarlo ma sta di fatto che il responsabile è arrivato, si è scusato dicendo che ha poco tempo ed ha finalmente preso il numero di telefono.
Qualche sera dopo raccontavo il mio pomeriggio a Padre Gianni ed a Raoul, un parrocchiano che era con lui e mi hanno consigliato di ripresentarmi con un uomo, che avrò senz’altro più attenzione ma io per ora non voglio arrendermi, ho come la sensazione che il problema non sia questo ma che il giorno sia sbagliato (come se mi presentassi in una chiesa la domenica mattina) e che i responsabili siano davvero poco a Parigi a causa delle imminenti elezioni in Algeria.
Aspettiamo la telefonata!

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